Jobs Act per estendere le tutele o per toglierle?

Legge delega lavoro: Disposizioni in materia di ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro e politiche attive, Governo Italiano, settembre 2014
Il Jobs Act non da frutti, cambiamo verso, di Giorgio Airaudo, 11 settembre 2014
La seconda parte del Job Act, dopo quella che ha permesso di stipulare contratti a termine di durata triennale senza indicare la causalità, nel decreto Poletti, sta per uscire dal carretto dei gelati di Renzi, passando al senato per la commissione lavoro presieduta dall’ex ministro Maurizio Sacconi.
Una sciagurata delega in bianco, di Giorgio Airaudo, il manifesto, 18 settembre 2014
Job act. Lavoro e diritti sotto attacco. La falsa «dialettica» nel Pd: la coppia Ichino/Sacconi senza scontentare Damiano
L’art. 18? I tedeschi ce l’hanno, di Carlo Clericetti, la Repubblica, Soldi e potere blog, 18 settembre 2014
Se davvero Matteo Renzi considera un modello il mercato del lavoro tedesco dovrebbe zittire tutti quelli che continuano a tirare in ballo l’abolizione dell’articolo 18: perché i tedeschi l’articolo 18 ce l’hanno.
MATTEO PUCCIARELLI – L’articolo 18, servito anche a chi non ce l’ha, tratto da Micromega online, 22 settembre 2014
Sì, una metà del mondo del lavoro, ormai, non è tutelato dall’articolo 18. Vero, verissimo e anche triste. E allora tantovale abolirlo, dice e pensa una parte di quelli che non hanno questa specie di scudo. Verrebbe da rispondere, semplicemente, che se è un diritto e una tutela (come in effetti è) perché non estenderlo? Da quando in qua, in nome di un diritto che non si ha, si decide di toglierlo definitivamente?
GIORGIO CREMASCHI – Jobs act, un manifesto della malafede, tratto da Micromega online, 22 settembre 2014
Il governo Renzi concede alle imprese libertà di spionaggio sui dipendenti, con telecamere e quant’altro. E questa violazione elementare dei diritti della persona viene da quegli stessi politici che si indignano di fronte a intercettazioni telefoniche della magistratura che tocchino loro o le loro amicizie. Con il demansionamento si afferma la licenza di degradare il lavoratore dopo una vita di fatiche per migliorarsi. E questo lo sostengono coloro che ogni secondo sproloquiano sulla necessità di premiare il merito. Con la riforma degli ammortizzatori sociali si tagliano la cassa integrazione e l’indennità di disoccupazione e per il futuro le si dimensiona in rapporto alla anzianità di lavoro effettivo. Cioè i giovani e le donne prenderanno meno degli anziani maschi. E questo in nome di un modello sociale scandinavo sbandierato dagli estensori del Jobs act per ignoranza o per pura menzogna.
PIERFRANCO PELLIZZETTI – Ichino e lo scalpo dell’art. 18, tratto da Micromega online, 22 settembre 2014
Sotto l’incalzare di un furente Maurizio Landini, ieri sera molti telespettatori de la Sette hanno potuto prendere visione della vera faccia di Pietro Ichino, con annesso baffo modello Groucho Marx, che sino ad allora avevano ritenuto un’icona astratta tendente al caricaturale dell’antico migliorismo milanese (i liberisti dell’allora PCI subalterni a Bettino Craxi e finanziati dal suo ufficiale pagatore di allora: Silvio Berlusconi); oggi alleato con gli ex rutelliani raccolti attorno al premier per dare prova di sottomissione alle plutocrazie nazionali e non, macellando una classe lavoratrice che potrebbe rivelarsi “ceto pericoloso” per i disegni di ricastalizzare la società nel nuovo feudalesimo prossimo venturo, in cui i signoraggi non discendono più dal sangue ma dal possesso (rendite di posizione).
Il lavoro non è un mercato, Sbilanciamo l'Europa, 19 settembre 2014
Inserto Sbilanciamo l'Europa, n.34
Huffington Post Curzio Maltese, Quattro ipotesi sulla giravolta di Renzi sull'articolo 18, 21/09/2014
Il 12 agosto Matteo Renzi, in un'intervista a Raitre sembrava chiudere la discussione sulla riforma dello statuto dei lavoratori. "L'articolo 18? Un simbolo. Un totem ideologico. Proprio per questo trovo inutile adesso discutere se abolirlo o meno. Serve soltanto ad alimentare il dibattito agostano". Si trattava del resto di una posizione ripetuta da Renzi più volte nel corso degli anni, fin dalla celebre manifestazione al Circo Massimo della Cgil nel marzo 2003. Ancora ai tempi della riforma Fornero, in un'intervista a Michele Santoro, l'allora sindaco di Firenze ironizzava in questo modo contro i paladini dell'abolizione: "In vita mia non ho mai incontrato un imprenditore, un singolo imprenditore straniero, che mi abbia mai detto: non investo in Italia perché c'è l'articolo 18. L'articolo 18 è soltanto un problema mediatico".
“Abolizione dell’articolo 18”, 22 settembre 2014, IPSO Ricerche
L’Italia è divisa sull’abolizione dell’articolo 18: prevalgono i contrari, soprattutto tra i giovani. Il dibattito sull’opportunità o meno di abolire l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori o, quanto meno, di limitarne la portata divide da molti anni il Paese.
Disegno di Legge Nerozzi ed altri, Senato della Repubblica, 5 febbraio 2010
DISEGNO DI LEGGE N. 2000, d’iniziativa dei senatori NEROZZI, MARINI, ZANDA, CHITI, CASSON, ICHINO, AMATI, BAIO, BASSOLI, BASTICO, BERTUZZI, BIANCO, BIONDELLI, BUBBICO, CAROFIGLIO, CECCANTI, CHIAROMONTE, COSENTINO, DE LUCA, DEL VECCHIO, DELLA MONICA, DELLA SETA, DI GIOVAN PAOLO, DONAGGIO, FERRANTE, FIORONI, Mariapia GARAVAGLIA, GASBARRI, GRANAIOLA, INCOSTANTE, LEDDI, MARCENARO, MARCUCCI, Ignazio MARINO, Mauro Maria MARINO, MORANDO, NEGRI, Nicola ROSSI, SANGALLI, SCANU, Anna Maria SERAFINI, SERRA, SOLIANI, STRADIOTTO, TONINI, VITA, VITALI e ZAVOLI Istituzione del contratto unico di ingresso Presentato alla Presidenza del Senato il 5 febbraio 2010
Disegno di Legge Ichino ed altri, Senato della Repubblica, 25 marzo 2009
DISEGNO DI LEGGE n. 1481 d’iniziativa dei senatori: Ichino, Morando, Tonini, Bianco, Bonino, Rutelli, Baio, Biondelli, Bertuzzi, Bianchi, Blazina, Ceccanti, Chiaromonte, Del Vecchio, D’Ubaldo, Fioroni, Follini, Galperti, M. P. Garavaglia, Incostante, Lusi, Magistrelli, Mauro Marino, Mazzuconi, Negri, Perduca, Pinotti, Poretti, Randazzo, Ranucci, Nicola Rossi, Rusconi, Sangalli, Serra Comunicato alla Presidenza del Senato il 25 marzo 2009
Quali tutele? E quanto crescenti?, di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, lavoce.info, 23 settembre 2014
È ancora molto lunga la strada della legge delega di riforma del mercato del lavoro. Ma è bene che sin d’ora si discuta nel merito di ciò che ci sarà nei provvedimenti di attuazione, anche in rapporto ai provvedimenti già varati dal Governo Renzi. Iniziamo dal contratto a tutele crescenti.
Il testo del contratto unico, di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, la voce.info, 10 ottobre 2007
Una serie di chiarimenti sulle proposte di contratto unico di lavoro, salario minimo nazionale e contributo nazionale uniforme. I temi, lanciati e sostenuti da tempo sulle pagine de lavoce.info, fanno discutere e molti lettori hanno chiesto precisazioni. Ecco un primo abbozzo delle regole per una riforma che possa conciliare flessibilità e tutele e permetta di superare il dualismo fra contratti permanenti e contratti temporanei.
Tutti i vantaggi del contratto unico, di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, lavoce.info, 23 marzo 2010
E’ stato presentato in Senato un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, che riprende una nostra proposta: l’istituzione di un contratto unico a tutele progressive. E’ un modo per conciliare la flessibilità in ingresso richiesta dalle imprese con le esigenze di stabilità dei lavoratori. Si tratta di una riforma non più rinviabile. Per rendere più proficua la discussione riassumiamo qui i tratti distintivi del Ddl.
Un nuovo contratto per tutti, di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, Chiarelettere, 2008.
Lavoro. Riassunto delle proposte in campo, di Giulia Serio, 19/01/2012, pubblicato in Economia & Lavoro
Presentiamo qui riassunte le proposte di Pietro Ichino e Tito Boeri (come incorporate nel ddl n. 1481 del 2009 eddl. n. 2000 del 2010) sulla riforma del mercato del lavoro.
I capetti cominciano a insultare i lavoratori, di Mario Agostinelli e Bruno Ravasio, il manifesto, 23 settembre 2014
Fino all’attacco all’articolo 18 e agli insulti, non certo rivolti solo ai dirigenti della Cgil (sotto tiro sono soprattutto i lavoratori organizzati, colpevoli di essere “garantiti”!), la deviazione autoritaria imposta da Renzi, appariva una forzatura presuntuosa per riallineare il Paese ai canoni del decisionismo liberista. Ora è più evidente, e più chiaro per tutti, che nella strategia concordata dal premier con Berlusconi si configura un attacco specifico alla democrazia economico sociale in ogni suo punto. La nostra passata esperienza sindacale ci aveva da subito avvertito.
Relazioni molto pericolose, di Giuseppe Buondonno, il manifesto, 23 settembre 2014
Articolo 18/Morti sul lavoro. Il sottile, ma solido, filo che lega le due vicende, è la visione culturale secondo cui il lavoro è merce che si può usare e gettare
Renzi come Thatcher? Ma no, come Rajoy, di Carlo Clericetti, la Repubblica, Soldi e potere blog, 23 settembre 2014
Matteo Renzi come Margaret Thatcher? Ma no, il paragone non tiene, se non altro perché il nostro è un leader post-ideologico (o almeno così crede lui), mentre la “Lady di ferro” è stata la prima esponente al potere di quella ideologia neoliberista che ha distrutto l’economia ma continua ad egemonizzare la politica.
Emendamenti minoranza PD alla Legge delega lavoro, 23 settembre 2014
Jobs act, 40 senatori Pd firmano emendamenti della minoranza: "No modifiche art 18". Forza Italia determinante per il via libera, Huffington Post, 23 settembre 2014
"Oltre le più rosee aspettative". Quando lo zoccolo duro della minoranza del Partito democratico fa circolare fra i colleghi il testo degli emendamenti presentati sul Jobs act, i fogli che gli ritornano in mano sono pieni zeppi di firme. "Vanno dalle trenta alle quaranta", spiega Miguel Gotor.
Europe and Italy: Expansionary Austerity, Expansionary Precariousness and the Italian Jobs Act, by Davide Antonioli, Paolo Pini, september 2014, Euromemorandum, Rome 25-27
Since 2008 the economic crisis has reduced income and drastically brought down employment levels, and the recovery promised in 2014 will not reabsorb unemployment, particularly in Europe. The ILO and IMF have forecast a jobless recovery. Nevertheless, economic policy in Europe will remain in line with the past, based on two mainstays: fiscal austerity and labour flexibility. Wage policy for European countries aims to align wages to real productivity at firm level, and leaves little room for national-level bargaining. The effect of this strategy is to increase the short-run cost competitiveness of European firms in external markets, at the cost of decreasing the size of European internal markets which rely on domestic demand. A consequence of this policy during the crisis is the reduced share of labour income in the economy. The Italian Jobs Act will not help to improve the situation in Italy or the rest of Europe because a labour policy based on nominal wage stagnation and real wage deflation does not change things; there is no sign of industrial policy and innovation policy where relevant economic public resources should be invested. Only the latter policy would open a way out of the expansionary austerity trap, but the Jobs Act will mark a further step towards the stagnation trap of the Italian economy. 1
Lavoro, riforme Jobs Act, monito dalla Spagna: «Non seguite il nostro esempio», Rassegna.it, 23 settembre 2014
Cosa si nasconde dietro il mito della ripresa spagnola? Ne abbiamo parlato con Fernando Lezcano López (Comisiones Obreras). "I contratti a tempo determinato sono cresciuti, con condizioni di precarietà e bassi salari che non garantiscono la sussistenza"
Rassegna sindacale, n. 32, 11-17 settembre 2014
Un numero in gran parte dedicato al Jobs Act, articoli ed interviste di Natalia Paci, Enrico Galantini, Roberto Goldin, Walter Cerfeda, Fernando Lezcano López, Elena Marisol Brandolini, Santiago Nino Becerra. Un focus sul mercato del lavoro spagnolo.
Articolo 18, che? Renzi, Camusso ma soprattutto noi, di Andrea Fumagalli e Cristina Morini, Quaderni di San Precario, 23 settembre 2014
In questi giorni si discute tanto dell’art. 18, un refrain che a fasi alterne diventa il fulcro della discussione sulle politiche del lavoro in Italia. Si tratta in realtà di una discussione surreale, perchè da tempo in Italia tale questione ha perso di qualsiasi parvenza di realtà. La “verità” è un’altra. L’art. 18 è già morto. Sul suo cadavere si gioca ben altra partita: il controllo diretto sui lavoratori/trici e l’istituzionalizzazione della condizione precaria come paradigma del rapporto capitale/lavoro.
Articolo 18, che? Renzi, Camusso ma soprattutto noi, di Andrea Fumagalli e Cristina Morini, Quaderni di San Precario, 23 settembre 2014
In questi giorni si discute tanto dell’art. 18, un refrain che a fasi alterne diventa il fulcro della discussione sulle politiche del lavoro in Italia. Si tratta in realtà di una discussione surreale, perchè da tempo in Italia tale questione ha perso di qualsiasi parvenza di realtà. La “verità” è un’altra. L’art. 18 è già morto. Sul suo cadavere si gioca ben altra partita: il controllo diretto sui lavoratori/trici e l’istituzionalizzazione della condizione precaria come paradigma del rapporto capitale/lavoro.
Alleva: “L’art. 18 va difeso con tutte le forze”, intervista in Micromega on line, 24 settembre 2014
Il noto giuslavorista spiega perché è indispensabile mantenere la tutela contro il licenziamento illegittimo (“E’ una norma sempre verde”), poi attacca il Jobs Act: “Siamo al rush finale, i lavoratori saranno ridotti ad uno stato semi servile”. E su Renzi: “Fa propaganda ed è male informato”. Ma sulla Cgil ammette…
Il lavoro non è un mercato, di Paolo Pini, Micromega online, 24 settembre 2014
Le politiche di austerità e di precarietà espansiva hanno improntato la politica economica europea attuata quasi in contemporanea nei vari paesi. L'esito è stato che i debiti sono aumentati, la crescita del reddito si è azzerata e quella dell'occupazione è divenuta negativa.
Re Giorgio, l’ideologia e l’articolo 18, di Angelo Cannatà, MicroMega online, 24 settembre 2014
Ideologia è ogni rappresentazione che ricopra, con giustificazioni illusorie, la realtà vera dei fatti (K. Marx). Non è più di moda citare il filosofo di Treviri, ma andare controcorrente ogni tanto può essere utile.
L’articolo 18, la moderazione salariale e la recessione, di Guglielmo Forges Davanzati, MicroMega online, 24 settembre 2014
La definitiva abolizione dell’art.18 è destinata a intensificare la recessione. L’ulteriore indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori, riducendo i salari, accentua il circolo vizioso che va dalla compressione della domanda interna alla caduta dell’occupazione e del tasso di crescita della produttività del lavoro. L’evidenza empirica smentisce la convinzione secondo la quale la moderazione salariale favorisce l’aumento delle esportazioni e, per questa via, l’aumento dell’occupazione.
Militant: Lo specchietto per le allodole dell’articolo 18, Giovedì 25 Settembre 2014 19:12
La discussione intorno al cosiddetto “jobs act” rischia di essere monopolizzata da una diatriba assolutamente fuorviante, quella cioè sulla presunta conservazione o abolizione dell’articolo 18. Non è quello il centro del discorso, anzi paradossalmente è l’aspetto meno decisivo della riforma proposta. Intendiamoci, l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non solo è un perno centrale dei diritti dei lavoratori sul posto di lavoro perché protegge effettivamente i lavoratori dai licenziamenti ingiustificati, ma anche perché li protegge simbolicamente......................................................
Mario Agostinelli, Bruno Ravasio: Fermiamolo!, Inchiesta online, 25 settembre 2014
Fino all’attacco all’articolo 18 e agli insulti, non certo rivolti solo ai dirigenti della Cgil (sotto tiro sono soprattutto i lavoratori organizzati, colpevoli di essere “garantiti”!), la deviazione autoritaria imposta da Renzi, appariva una forzatura presuntuosa per riallineare il Paese ai canoni del decisionismo liberista. Ora è più evidente che nella strategia concordata con Berlusconi si configura un attacco specifico alla democrazia economico sociale in ogni suo punto. La nostra passata esperienza sindacale ci aveva da subito avvertito che depotenziare e screditare a colpi di annunci il lavoro – dotato dalla Costituzione non solo di diritti, ma anche di poteri – significava non prendere di petto le cause vere della crisi e cercare di affrontarla a dispetto dell’uguaglianza e della stessa libertà..............
Sull'articolo 18 lasciamo spazio alla contrattazione fra le parti, il sole 24 ore, 25 settembre 2014
Forse c’è un modo per riformare il nostro codice del lavoro, evitando scontri all’arma bianca che rischiano di bloccare tutto. L’idea è la seguente. La legge definisce una nuova tipologia di contratto a tempo indeterminato in cui, nel caso di licenziamento giudicato illegittimo, la sanzione è non più la reintegra ma un indennizzo monetario crescente con l’anzianità di servizio come sembra essere nelle intenzioni del governo. Per qualche tempo, questo nuovo contratto convive con il contratto a tempo indeterminato oggi in vigore. A seguito della riforma, le imprese potrebbero quindi assumere con uno dei due contratti. Se assumono con il contratto senza reintegra dovranno però pagare di più. Quanto di più? ..................
“Sull’articolo 18 lasciamo spazio alla contrattazione tra le parti”, di Giampaolo Galli su Il Sole 24 Ore – 25/09/2014
Forse c’è un modo per riformare il nostro codice del lavoro, evitando scontri all’arma bianca che rischiano di bloccare tutto. L’idea è la seguente...................
Jobs Act, Pierluigi Bersani: "Cerco di dare una mano, una sintesi è ancora possibile", intervista di Andrea Carugati, L'Huffington Post, 26/09/2014
“Da giorni chiedo di discutere nel merito della riforma del lavoro, e per risposta sento circolare voci di persone che mi accusano di volermi riprendere un ruolo. Lo ripeto ancora una volta: io sono a posto e non ho niente da chiedere. Vorrei però poter avere il diritto di parola senza essere offeso. Io non ce l'ho con nessuno, sto cercando di dare una mano”. Dopo giorni in cui chiede “rispetto” e “buona educazione” ai nuovi vertici della Ditta, Pierluigi Bersani non ha ancora ottenuto risposte. E neppure un cambio dei toni. Anzi, dagli Usa il premier-segretario continua a mandare segnali bellicosi in vista della direzione Pd del 29 settembre sul Jobs Act. Bersani però, in questa conversazione con Huffpost, non arretra di un millimetro: “Qui non si sta parlando di me, e neppure del Pd e del governo, ma dei diritti di milioni di lavoratori. E il rischio, se la delega non cambia, è che si realizzi un maggiore apartheid tra i lavoratori, e si irrigidisca ulteriormente il mercato del lavoro. Il mondo e i mercati di guardano con la lente di ingrandimento, non si accontentano dei gesti o delle parole. I contenuti delle riforme, al dunque, sono decisivi. E hanno la testa dura”.
Perchè l'articolo 18 va difeso e riguarda tutti, di Piergiovanni Alleva, il manifesto, 26.9.2014
Tre considerazioni sull'art. 18. Costruire il lavoro "usa e getta" serve ad abbassare i salari (il massimo sarà 900 euro al mese) e, comprimendo i diritti dei singoli, azzererà quelli collettivi, accentuando lo sfruttamento e l'impoverimento
Articolo 18, di che stiamo parlando?, di Andrea Fumagalli e Cristina Morini, Sbilanciamoci.info, 26 settembre 2014
Il dibattito sull’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori è già superato nei fatti. La discussione in corso è puramente ideologica, strumentale per entrambe le parti in causa cioè governo da un lato e sindacati tradizionali (specie la Cgil) dall’altro
La favola dei superprotetti. Flessibilità del lavoro, dualismo e occupazione in Italia, di Riccardo Realfonzo, Economia e politica, 26 settembre 2014
Il governo intende procedere con il Jobs Act introducendo il contratto unico a tutele crescenti: una nuova tipologia contrattuale che potrebbe semplificare la normativa sul lavoro se si accompagnasse alla cancellazione della selva di contratti a termine e a una revisione degli ammortizzatori sociali. La questione più controversa è se questa nuova riforma debba o meno portare a una riduzione della precarietà del lavoro e, in particolare, se si debbano confermare – una volta che il lavoratore abbia maturato il massimo delle tutele – i livelli di protezione garantiti oggi dal contratto a tempo indeterminato, incluso il principio del reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa prescritto dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Esponenti del governo e alcuni studiosi ritengono che l’obbligo di reintegro generi una sorta di superprotezione dei lavoratori a tempo indeterminato, responsabile di accentuare il dualismo del mercato del lavoro italiano, cioè la compresenza di lavoratori superprotetti e lavoratori precari (non protetti), e sia quindi dannoso per gli investimenti e per l’occupazione..............
Salario minimo e legge delega, di Tito Boeri e Claudio Lucifora, lavoce.info, 26.09.14
Bene che si discuta dell’introduzione di un salario minimo. Anche perché con la crisi è aumentato il numero di lavoratori al di sotto della soglia di povertà. Ma il testo dell’emendamento del Governo è troppo ambiguo. La misura deve essere applicata a tutti i lavoratori. Vediamo come.
Le mie dieci domande a Matteo sul Jobs Act, di Stefano Fassina, Huffington Post, 27 settembre 2014
Lasciamo sullo sfondo e in fondo la questione relativa alla possibilità di reintegro di una persona che lavora licenziata senza giustificato motivo, martellata dal Presidente del Consiglio. Concentriamoci sulle misure vere necessarie al contrasto della precarietà e alla valorizzazione del lavoro. In ordine di rilevanza: la politica macroeconomica; la regolazione del mercato del lavoro..................
Sergio Ferrari: Quali riforme di struttura per uno sviluppo negli anni 2000?, Sinistrainrete, 27 settembre 2014
La questione del mancato sviluppo economico dell’Italia in termini di reddito, di qualità del reddito e di corretta distribuzione dello stesso reddito, sembra trovare con il tempo una attenzione crescente rispetto a quella dedicata alla crisi economica internazionale, che pur investe anche il nostro Paese.
Le tutele crescenti e l’apartheid generazionale, di Luigi Pandolfi, il manifesto, 28 settembre 2014
ontiene qualcosa di sconvolgente (nel senso letterale di «sconvolgere») il principio contenuto nell’emendamento del governo al Jobs Act sulle cosiddette «tutele crescenti», da applicare ai nuovi contratti di lavoro subordinato..................
Il vecchio ed il nuovo, di Piero Bevilacqua, il manifesto, 28 settembre 2014
Renzismi. Un ceto politico senza prospettive crede di cambiare il mondo mutando senso alle parole. Anche la bomba atomica è stata una delle più grandi innovazioni del ’900, ma è difficile ascriverla tra i progressi dell’umanità.
Pierfranco Pellizzetti: Ichino e lo scalpo dell’art. 18, Sinistrainrete, 28 settembre 2014
Sotto l’incalzare di un furente Maurizio Landini, ieri sera molti telespettatori de la Sette hanno potuto prendere visione della vera faccia di Pietro Ichino, con annesso baffo modello Groucho Marx, che sino ad allora avevano ritenuto un’icona astratta tendente al caricaturale dell’antico migliorismo milanese (i liberisti dell’allora PCI subalterni a Bettino Craxi e finanziati dal suo ufficiale pagatore di allora: Silvio Berlusconi); oggi alleato con gli ex rutelliani raccolti attorno al premier per dare prova di sottomissione alle plutocrazie nazionali e non, macellando una classe lavoratrice che potrebbe rivelarsi “ceto pericoloso” per i disegni di ricastalizzare la società nel nuovo feudalesimo prossimo venturo, in cui i signoraggi non discendono più dal sangue ma dal possesso (rendite di posizione).
Le ambiguità della "semplificazione" nella delega Lavoro, di Franco Scarpelli, 29 settembre 2014, nelmerito
Ciclicamente ci troviamo a discutere di regole del lavoro (e art. 18). Ancora una volta fa impressione sentire spendere, anche da parte di esponenti politici importanti, argomenti palesemente fallaci, richiami superficiali se non errati al quadro normativo, equazioni prive di qualsiasi fondamento scientifico (come quella di base: più libertà di licenziamento = più occupazione). Ma in questa occasione c'è un aspetto inedito, che riguarda le modalità del processo normativo. Il disegno di legge delega proposto dal Governo in Senato (n. 1428) è uscito dalla Commissione Lavoro ed è stato presentato all'esame dell'Aula con significative quanto preoccupanti modifiche.
Il “favore” delle indennità per maternità e puerperio. Una proposta di riforma, di Francesco Pastore, Francesca Tessitore, 29 settembre 2014, nelmerito
I dati ISTAT pubblicati nel rapporto annuale 2014 sul mercato del lavoro dimostrano che le criticità rispetto al mercato del lavoro legate alla nascita di un figlio si sono accentuate nel corso degli ultimi nove anni. Nel 2012, il 22,3 per cento delle donne che lavoravano al momento della gravidanza non lavoravano più a due anni dalla nascita del figlio, fenomeno in peggioramento rispetto al 2005 quando lo stesso valore era pari al 18,4 per cento. Ciò suggerisce che le problematiche legate alla occupazione femminile in Italia sono ancora tutte aperte, così come lo è il fenomeno in continua crescita dall’inizio della crisi economica che vede molte neo mamme in serie difficoltà a recuperare le somme a titolo d’indennità sostitutiva della retribuzione che sono pagate alle lavoratrici assenti dal servizio per gravidanza e puerperio, difficoltà dovuta principalmente all’attuale sistema di norme nazionali il quale prevede che il pagamento delle somme suddette sia indirizzato al datore di lavoro per conto dell’INPS, piuttosto che direttamente alla beneficiaria finale.
La favola dei superprotetti. Flessibilità del lavoro, dualismo e occupazione in Italia, di Riccardo Realfonzo, MicroMega on line, 29 settembre 2014
Il governo intende procedere con il Jobs Act introducendo il contratto unico a tutele crescenti: una nuova tipologia contrattuale che potrebbe semplificare la normativa sul lavoro se si accompagnasse alla cancellazione della selva di contratti a termine e a una revisione degli ammortizzatori sociali. La questione più controversa è se questa nuova riforma debba o meno portare a una riduzione della precarietà del lavoro e, in particolare, se si debbano confermare – una volta che il lavoratore abbia maturato il massimo delle tutele – i livelli di protezione garantiti oggi dal contratto a tempo indeterminato, incluso il principio del reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa prescritto dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Esponenti del governo e alcuni studiosi ritengono che l’obbligo di reintegro generi una sorta di superprotezione dei lavoratori a tempo indeterminato, responsabile di accentuare il dualismo del mercato del lavoro italiano, cioè la compresenza di lavoratori superprotetti e lavoratori precari (non protetti), e sia quindi dannoso per gli investimenti e per l’occupazione.
Non solo art. 18 per migliorare lo «Statuto dei Lavoratori», di Piero Martello, il sole 24 ore, 29 settembre 2014
La discussione sulla abolizione dell'articolo 18 riveste profili politici e tecnici. Naturalmente,va affermato il primato della Politica. Non tocca al Giudice partecipare al dibattito politico: le scelte politiche e legislative spettano ai decisori istituzionali, Parlamento e Governo, cui compete stabilire quali diritti riconoscere e tutelare, e quale tipo di tutela attribuire. Pare, tuttavia, utile, limitandosi al piano tecnico, ricostruire il quadro complessivo della questione.
E ora anche l’illusionismo del Tfr in busta paga, di Felice Roberto Pizzuti, il manifesto, 30.9.2014
Riforma del mercato del lavoro. Il salario differito dato mensilmente riduce in prospettiva retribuzioni e previdenza del lavoratore
Dossier Lavoce.info su articolo 18 e dintorni, lavoce.info, 30 settembre 2014
Raccolti qui alcuni interventi ussciti su lavoce.info su articolo 18 e riforme mercato del lavoro
Cofferati: «Articolo 18, ora si deve fare muro», il manifesto, 1 ottobre 2014
Intervista. L'ex segretario della Cgil: la minoranza Pd ha ancora carte da giocare sul "Jobs Act", ma deve condurre una battaglia seria e trasparente
Articolo 18 e non solo. Quelle tutele da allargare, Rassegna Sindacale, n.35, 2014
numero di Rassegna sindacale sul Jobs Act
Non aspettiamoci miracoli dal Tfr in busta paga, la voce.info, 07.10.14, di Fausto Panunzi
Al di là di obiezioni più o meno fondate, la vera questione è se il Tfr in busta paga servirà a rilanciare l’economia italiana. La crisi ha cambiato in peggio le aspettative delle famiglie italiane sul futuro e non sarà facile riportare l’ottimismo.
SU RAZIONALIZZAZIONE E SEMPLIFICAZIONE DEL DIRITTO DEL LAVORO, 2 ottobre 2014
Osservazioni e Proposte di alcune riviste giuslavoristiche. E’ indiscussa l’esigenza di razionalizzazione e semplificazione della legislazione del lavoro espressa dal Governo. Tuttavia il d.d.l. 1428 (“Misure in materia di riordino dei rapporti di lavoro e di sostegno alla maternità e alla conciliazione”), non ancora approvato e oggi all’attenzione generale del paese per la sua enorme portata ed ampiezza, merita un serio ripensamento. Consapevoli delle potenzialità (e dei rischi) racchiuse nel citato d.d.l., le Riviste “Diritti Lavori Mercati”, “Lavoro e Diritto”, “Rivista Giuridica del Lavoro” – accreditate nel sistema internazionale della ricerca scientifica in diritto del lavoro e sicurezza sociale – ritengono doveroso segnalare alcuni punti critici del disegno di legge delega in discussione, a cominciare dalla sua genericità/incostituzionalità, e dare nel contempo talune indicazioni tecniche su metodo e contenuti di tale difficile e delicato processo.
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