J.M. Keynes, tratto dal capitolo 19, dedicato ai Cambiamenti dei salari nominali, della "Teoria generale".
“Alla luce di queste considerazioni sono adesso dell’opinione che il mantenimento
di uno stabile livello generale dei salari monetari è, tutto sommato, la politica più
consigliabile per un sistema chiuso; mentre la stessa conclusione varrà per un sistema
aperto, purché l’equilibrio con il resto del mondo possa essere assicurato mediante
fluttuazione dei cambi. Vi sono alcuni vantaggi in un certo grado di flessibilità dei
salari di industrie particolari, in quantochè in tal modo vengono accelerati i
trasferimenti da quelle industrie che vanno relativamente declinando a quelle che
vanno relativamente espandendosi. Ma il livello complessivo dei salari monetari
dovrebbe mantenersi stabile finché è possibile, almeno in periodi brevi. […] In
periodi lunghi, d’altra parte, ci rimane ancora da dover scegliere fra una politica che
consenta ai prezzi di discendere lentamente col progresso della tecnica e degli
impianti, mantenendo stabili i salari, e una politica che consenta ai salari di salire
lentamente, mantenendo stabili i prezzi. In complesso la mia preferenza è per questa
seconda alternativa, a causa della circostanza che il mantenere il livello effettivo
dell’occupazione vicino, entro certi limiti, a quella dell’occupazione piena è più facile
con un’aspettativa di maggiori salari futuri che con un’aspettativa di salari minori;
oltreché a causa dei vantaggi sociali della progressiva diminuzione del gravame dei
debiti, della maggiore facilità di aggiustamento fra le industrie decadenti e le
industrie in espansione, e dell’incoraggiamento psicologico che probabilmente si
sentirà in conseguenza di una moderata tendenza all’aumento dei salari monetari”
(Keynes, 1953, cap.19, sez. III, pp.238-239).
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