Le colombe Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliariello alzano il tiro su legge di stabilità e amnistia per non perdere il Pdl

Amnistia e legge di stabilità. Eccolo il congresso del Pdl sulla pelle del governo. Con le colombe impegnate a dimostrare che non sono dei “traditori”. E cambiano le piume. Inizia Gaetano Quagliariello, il più mite, il più legato a Giorgio Napolitano. Parla da falco a Radio24: “Credo che la Cancellieri sia stata fraintesa sull’amnistia. Nessuno può ritenere che una legge possa essere applicata solo a un cittadino”. E aggiunge: “Amnistia e indulto sono una parte della riforma della giustizia che va subito messa all’ordine del giorno”.

Amnistia e legge di stabilità. Eccolo il congresso del Pdl sulla pelle del governo. Con le colombe impegnate a dimostrare che non sono dei “traditori”. E cambiano le piume. Inizia Gaetano Quagliariello, il più mite, il più legato a Giorgio Napolitano. Parla da falco a Radio24: “Credo che la Cancellieri sia stata fraintesa sull’amnistia. Nessuno può ritenere che una legge possa essere applicata solo a un cittadino”. E aggiunge: “Amnistia e indulto sono una parte della riforma della giustizia che va subito messa all’ordine del giorno”.

Parole berlusconiane. Pronunciate proprio ora che Berlusconi lascia trapelare che il tradimento di Alfano in occasione del voto di fiducia brucia ancora. E, guarda caso, nel giorno il cui il leader lealista Raffaele Fitto, in un lungo intervento al Giornale, ha chiarito il suo manifesto programmatico. Un distillato di berlusconismo allo stato puro non solo sul partito. Ma sulla giustizia: “Siamo dentro un nuovo ’92-‘94”. E sull’economia: “Tra una conferenza stampa e l’altra dei ministri è aumentata di un punto l’Iva”. Ecco perché le colombe alzano il tiro.

Metà mattinata. Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni sono al Colle per illustrare la legge di stabilità. E il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ci va giù dura: se la legge di stabilità comprendesse nuovi tagli lineari alla sanità pubblica, “salta il Servizio sanitario nazionale, e non saranno garantiti i livelli essenziali d’assistenza”. È questo l’allarme che lascia trapelare dal ministero della Salute dopo le ipotesi di una nuova “sforbiciata” ai fondi per la sanità pubblica. Già, salta tutto. È un fronte inatteso quello che apre il ministro della Salute. Tanto che le sue parole, di fatto, costringono il Pd a mostrare analoghe preoccupazioni.

Eccolo, il congresso del Pdl. È attorno alla faida tra colombe e lealisti che ruota la discussione. Perché nei ultimi due giorni Alfano ha capito che l’aria è cambiata. Berlusconi non ha affatto gradito che i suoi iniziassero a parlare di primarie. Né ha gradito, dopo la nota diramata per evitare il confronto sui giornali, che Cicchitto e Quagliariello parlassero di “scissione”. È per questo che la linea sul governo è diventata meno arrendevole: se i ministri si mostrano arrendevoli – è il ragionamento degli alfaniani – allora i lealisti si prendono il partito, se invece mostrano i muscoli allora Alfano riesce a “tenere”. Questa è la posizione del segretario del Pdl. Che a differenza di parecchi dei suoi non vuole la scissione per diventare il capo di un partitino, l’ennesimo, che prenda percentuali da “prefisso telefonico”. Come diceva lui stesso commentando con Berlusconi i risultati elettorali di Fini.

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