Il dott. Emilio Saccani nato a Colorno (PR) il 20 Luglio 1959, si é laureato con lode in Scienze Geologiche presso l'Università di Parma il 23/3/1983 discutendo una tesi dal titolo: "Provenienza, dispersione e sedimentazione dei livelli sabbiosi nei bacini di Argolikos e di Creta (Mare Egeo)".

Conoscenza delle lingue straniere:
Inglese: eccellente
Francese: madre lingua
Spagnolo: discreto

Posizioni ricoperte:
- Giugno-Dicembre 1985: Borsista presso l’Università di Oxford (U.K.);
- Marzo 1986 – Marzo 1990: Funzionario Tecnico (già Tecnico Laureato) presso l’Istituto di Petrografia dell’Università di Parma;
- Marzo 1990 – Ottobre 2006: Ricercatore nel settore scientifico-disciplinare GEO/07 presso l’Università di Ferrara;
- Novembre 2006 - ad oggi: Professore associato nel settore scientifico-disciplinare GEO/07 presso l’Università di Ferrara


ATTIVITÀ DIDATTICA:

Dal 1986 al 1990 ha collaborato, in forma seminariale, ai corsi di Petrografia del Sedimentario e di Analisi Mineralogica; è stato correlatore in diverse Tesi e Tesine di Laurea a carattere petrografico sia su rocce magmatiche, sia su rocce sedimentarie ed ha partecipato a varie Commissioni di Esami di Laurea.

Dal 1990 ad oggi svolge la sua attività didattica presso la Facoltà di Scienze MM FF NN dell’Università di Ferrara dove ha tenuto diversi corsi di insegnamento:
- titolare del Corso di Analisi Mineralogica delle Rocce per Scienze Geologiche (AA 1994-95);
- Corso di Petrografia del Sedimentario per Scienze Geologiche (AA 1995-96 - AA 2001-02 e AA 2006-2007- oggi);
- Corso di Petrografia per Scienze Naturali (AA 1996-97 ad oggi);
- Corso di Didattica di Scienze della Terra con laboratorio, classe A059 della Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS) (AA 2001-02 - AA 2002-03);
- Corso di Petrografia per Tecnologie per i Beni Culturali (AA 2001-02 – 2003-04);
- Corso di Didattica delle Scienze della Terra e Astronomia - classe A060, SSIS (AA 2002-2003 ad oggi).

Ha, inoltre svolto la seguente attività didattica di supporto:
- partecipazione al Collegio dei Docenti del Dottorato di Ricerca in Scienze della Terra dell’Università di Ferrara dall’AA 2000/01;
- esercitazioni ed escursioni per i Corsi di: Petrografia, Mineralogia e Analisi Mineralogica delle Rocce per Scienze Geologiche e Mineralogia per Scienze Naturali;
- Relatore di numerose Tesi e Tesine di Laurea in Scienze Geologiche, a carattere petrografico;
- Relatore di numerosi Elaborati Finali per la SSIS, per le Classi A059 e A060;
- Docente nell’ambito della 2^ Scuola di Petrografia, 15-19 giugno 1998, Asiago: “Metodologie e modellizzazioni nella moderna petrologia magmatica”;
- Numerose lezioni su argomenti di carattere petrografico per Corsi Professionali, di varie tipologie e livelli, nonché nell’ambito di corsi di aggiornamento per insegnanti di scuola media superiore.

ATTIVITÀ DI RICERCA:

Dopo un’iniziale interesse per studi di Petrografia del Sedimentario svolti presso l’Università di Parma, le ricerche sono state orientate verso tematiche di petrografia magmatica, in particolare sui complessi ofiolitici Tetidei.
I temi di ricerca sono stati svolti in modo sistematico, sviluppando ed ampliando gli argomenti di ricerca sia per quanto riguarda la loro estensione regionale, sia per quanto riguarda il progredire di acquisizioni tecnico-scientifiche atte a fornire un quadro il più possibile aggiornato delle problematiche affrontate. Nello sviluppo di tali ricerche ha contribuito sia al lavoro di campagna e di campionatura, sia alle successive analisi di laboratorio eseguite mediante le tradizionali metodologie mineralogico-petrografiche (tecniche spettrofotometriche, fluorescenza a raggi-X, microsonda elettronica, spettrometria di plasma massa).

RICERCHE DI PETROGRAFIA DEL SEDIMENTARIO
Nel 1985 ha svolto una ricerca dal titolo: "Tettonica e Sedimentazione in margini continentali convergenti" in collaborazione col Dr. Harold G. Reading, presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Oxford (U.K.). Tale ricerca ha condotto ad una caratterizzazione della composizione petrografica dei sedimenti sabbiosi in ambienti tettonici convergenti ed ha permesso di porre in discussione alcuni dei principali metodi di classificazione delle arenarie.
Dal 1986 ha svolto attività tecnico-scientifica e di ricerca presso l’Università di Parma.
Si è occupato della messa a punto di una metodologia originale per la fusione di campioni naturali di rocce (perle) per analisi degli in fluorescenza a Raggi-X (XRF) e dello sviluppo di un algoritmo originale (attraverso la compilazione di un pacchetto di programmi di calcolo) per la correzione degli effetti inter-elementari. Nell’ambito di tale ricerca è stato progettato e costruito un nuovo strumento per la produzione di perle e sono state messe a punto metodologie analitiche XRF originali estremamente versatili ed accurate.
Ha condotto studi sulla provenienza dei sedimenti del Mare Egeo attraverso l'applicazione di metodologie statistiche allo studio dei "minerali pesanti". Ciò ha permesso di individuare con estremo dettaglio la provenienza ed il trasporto dei sedimenti, nonché il diverso contributo di varie aree madri in un bacino di sedimentazione di forearc.
Ha sviluppato un tema di ricerca sulla provenienza e stabilità dei minerali nei sedimenti fluviali e costieri dell'Area Padana nell’ottica di uno studio della formazione del detrito "di primo ciclo" proveniente dalle catene orogeniche alpina ed appenninica.
Si è occupato di ricerche sulla composizione mineralogica di alcune Formazioni arenaceo-conglomeratiche appartenenti alle unità ofiolitiche liguridi e al Complesso di Canetolo (Appennino Settentrionale) e sulla composizione mineralogica "pesante" di sedimenti sabbiosi di piattaforma della zona Calabro-Ionica.

RICERCHE SU COMPLESSI VULCANO-PLUTONICI ALCALINI

Ricerche su complessi vulcano-plutonici alcalini: condotte nell'ambito del "Progetto Nazionale Antartide", hanno riguardato (1) le lave basanitico-tefritiche Plio-Quaternarie affioranti lungo il ramo occidentale del rift del Mare di Ross (Provincia Vulcanica di Melbourne) e (2) gli xenoliti ultrafemici di mantello (lherzoliti, harzburgiti e duniti) in esse contenuti. Ciò ha consentito di definire i processi evolutivi del mantello litosferico sottocontinentale (progressivi impoverimenti e processi metasomatici) ed i processi petrogenetici dei magmi alcalini in condizioni di forte diapirismo in ambiente di rift "dinamico".

Ricerche sul Complesso alcalino-carbonatitico di Tapira (Brasile): hanno avuto come tema principale lo studio delle condizioni chimico-fisiche della camera magmatica e la modellizzazione dell’evoluzione magmatica conseguente ai processi di cristallizzazione frazionata ed immiscibilità allo stato liquido. Tale ricerca è condotta principalmente attraverso lo studio petrografico e geochimico dei vari litotipi, sia silicatici (duniti, wehrliti, pirosseniti) e silico-carbonatitici (glimmeriti), sia carbonatitici, attraverso lo studio cristallochimico delle fasi mineralogiche che li costituiscono. Risultati importanti sono stati conseguiti con lo studio delle miche (flogopite e tetraferriflogopite), permettendo di modellizzare due stadi fondamentali dell’evoluzione magmatica del Complesso di Tapira, ciascuno caratterizzato da diverse condizioni chimico-fisiche. Attualmente, data la notevole complessità mineralogica e composizionale dei litotipi in esame, gli studi petrologici sono condotti parallelamente alla caratterizzazione cristallochimica delle fasi mineralogiche, in collaborazione con ricercatori delle Università di Modena, Padova, Pavia e Bari. In particolare, recenti studi sui minerali carbonatici presenti nelle rocce silico-carbonatitiche e carbonatitiche hanno permesso di evidenziare come i liquidi carbonatitici derivino dallo smescolamento per immiscibilità allo stato liquido da quelli silico-carbonatitici e di modellizzare la cristallizzazione frazionata dei fusi carbonatitici.

Nell’ambito delle ricerche su complessi vulcano-plutonici alcalini, è stato fornito un contributo allo studio di alcune pirometamorfiti (paralave) a composizione “carbonatitica” dell’Appennino centrale. Studi mineralogici, geochimici ed isotopici, condotti anche su rocce sedimentarie confinanti, hanno consentito di ipotizzare che queste rocce sono originate dalla fusione, degassazione e ricristallizzazione di sedimenti marnosi.

RICERCHE PETROLOGICHE SU COMPLESSI OFIOLITICI ED EQUIVALENTI OCEANICI ATTUALI

Ricerche su associazioni magmatiche di fondo oceanico hanno riguardato lo studio petrografico e geochimico delle lave basaltiche oceaniche perforate durante il Leg 131-Ocean Drilling Program, nel Complesso di Accrezione di Nankai (Pacifico Occidentale). Da queste ricerche è emerso il carattere tipicamente “Normal MORB” del basamento oceanico sottostante il complesso di accrezione ed è stata sottolineata la mancanza, nei processi petrogenetici, di alcuna influenza correlabile al vicino ambiente di subduzione.

Ricerche su associazioni magmatiche ofiolitiche dell’Albania: sono state condotte mediante lo studio petrografico e geochimico di un ampio spettro di litologie tipiche delle associazioni ofiolitiche ed ha riguardato gli aspetti petrogenetici e la ricostruzione degli ambienti geodinamici. Tali ricerche si sono avvalse di collaborazioni con ricercatori delle Università di Pisa, Parma, Roma e Firenze, del Servizio Geologico Albanese e del Politecnico dell’Università di Tirana. I risultati conseguiti hanno permesso di evidenziare la presenza di due fascie ofiolitiche appaiate: una occidentale che mostra affinità tipicamente oceanica (MORB), ed una orientale con affinità di supra-subduzione (SSZ), la cui distinzione riveste un ruolo fondamentale nella ricostruzione degli ambienti geodinamici di formazione. Sono stati, inoltre, condotti studi sulla genesi dei magmi primari MORB, IAT e boninitici; e sui meccanismi di frazionamento ed evoluzione magmatica caratteristici di ciascun ambiente geodinamico. Dettagliate indagini di campagna, accompagnate dallo studio petrochimico su vulcaniti della zona di contatto fra le due fasce ofiolitiche hanno permesso di evidenziare la presenza di una ulteriore fascia ad affinità intermedia fra MORB e IAT che apre nuovi orizzonti sulla ricostruzione del quadro geodinamico di formazione e messa in posto delle ofioliti albanesi e sulla genesi dei magmi primari in ambienti ofiolitici. In particolare, è stato evidenziato che i magmi primari delle tre tipologie ofiolitiche derivano da diversi gradi di fusione parziale di una sorgente di mantello progressivamente impoverita per successive estrazioni di magmi. Modellizzazioni petrologiche condotte sulle ofioliti di tipo IAT hanno permesso di fornire un modello petrogenetico per gli importanti giacimenti di cromo presenti in Albania. L’attività scientifica sulle ofioliti di Albania si è concretizzata con la pubblicazione di numerosi lavori su riviste internazionali.

Ricerche sui complessi ofiolitici ed associati complessi calcalcalini dei M.ti Apuseni (Romania): sono condotte in collaborazione con ricercatori delle Università di Firenze e Pisa e dell’Istituto di Geodinamica dell’Accademia Rumena delle Scienze. Scopo della ricerca è lo studio dell’affinità magmatica e delle caratteristiche petrologiche e geochimiche sia del complesso ofiolitico, sia dell’associato complesso calcalcalino di arco, nonché il loro rapporto dal punto di vista petrogenetico, al fine di ricostruire l’evoluzione geodinamica di un importante settore della catena orogenica dei Carpazi meridionali. I risultati fin’ora ottenuti hanno consentito di determinare che le associazioni ofiolitiche si sono generate in un ambiente di dorsale medio-oceanica e rappresentano associazioni analoghe a quelle presenti nella Zona del Vardar, in Serbia, Macedonia e Grecia. Con queste ricerche si è evidenziato che, contrariamente a quanto precedentemente riportato in letteratura, le associazioni calcalcaline non mostrano alcun legame genetico con le ofioliti, ma sono state generate in un contesto di arco insulare intraoceanico su un substrato in cui le ofioliti si erano già parzialmente messe in posto. Inoltre, nell’ambito di queste ricerche è stata prodotta una carta geologica alla scala 1:25.000 di una area chiave particolarmente significativa per la ricostruzione geodinamica dell’intera regione.
I risultati ottenuti con queste ricerche costituiscono una importante base scientifica per lo studio delle peculiari associazioni fra ofioliti e rocce calcalcaline presenti nelle aree più conosciute della Zona del Vardar, dove i rapporti fra queste serie magmatiche non sono altrettanto chiari quanto nei M.ti Apuseni, ed hanno consentito lo sviluppo di un primo lavoro di sintesi. Attualmente, le ricerche sui M.ti Apuseni sono focalizzate sui meccanismi petrogenetici dei magmi capostipiti delle associazioni ofiolitiche MORB.
Attualmente sono in fase di studio rocce filoniane basiche Triassico Sup.-Giurassiche Inf. della regione della Dobrogea che, presumibilmente, rappresentano i prodotti magmatici correlati alle fasi precoci di apertura oceanica.

Ricerche sulle ofioliti della Grecia: sono svolte in collaborazione con ricercatori delle Università di Firenze e Pisa e del Servizio Geologico di Grecia (I.G.M.E.), hanno come scopo il completamento dello studio già intrapreso sulle ofioliti di Albania. Tale ricerca è svolta sui massicci ofiolitici del Pindos, Vourinos, Paikon, Vermion, Otride, Argolide, Attica e Guevgueli, ed ha come obiettivo principale lo studio petrologico e geochimico dei prodotti femici e ultrafemici, con particolare riguardo alla natura dei prodotti magmatici ed al loro significato petrogenetico e geodinamico. I risultati ottenuti sulle ofioliti del Pindos hanno evidenziato stringenti analogie petrologiche e geochimiche con le ofioliti di Albania. In particolare, si è evidenziata la presenza di associazioni magmatiche ad affinità MORB strettamente associate a vulcaniti ad affinità boninitica e intermedia MORB/IAT. Sulla base di questi risultati e anche sulla base dei risultati delle ricerche sulle ofioliti albanesi, sono stati presi in considerazione modelli petrogenetici che prevedono la genesi di questi magmi in un contesto di subduzione intra-oceanica sviluppata in prossimità di una dorsale oceanica o, in alternativa, in un contesto di subduzione intra-oceanica caratterizzata da “slab roll-back” e conseguente diapirismo di mantello.
Nell’ambito delle ricerche sulle ofioliti greche, un’importante filone riguarda lo studio dei litotipi magmatici inclusi nei mélange sub-ofiolitici Giurassico-Cretacei delle Zone Subpelagoniana e del Vardar con la finalità di caratterizzare dal punto di vista petrologico e tettono-magmatico i differenti prodotti che si sono susseguiti dalle prime fasi di rift continentale, all’apertura oceanica, fino alla chiusura ed alla messa in posto delle unità ofiolitiche. Ricerche su vulcaniti nei mélange dell’Argolide hanno consentito il riconoscimento, per la prima volta in assoluto, di prodotti N- e T-MORB datati al triassico Medio-Sup. e, di conseguenza, di ricondurre a quel periodo l’apertura del bacino oceanico del Pindos.
Analoghe ricerche su vulcaniti nei mélange di Koziakas e Agoriani (Otride) hanno condotto al riconoscimento di prodotti entroplacca oceanica, MORB e boninitici, consentendo una ricostruzione dell’evoluzione degli eventi magmatici (e relative sorgenti di mantello) nel bacino oceanico del Pindos, dalle prime fasi di apertura fino alla convergenza intra-oceanica. Inoltre, il riconoscimento nel mélange di Agoriani di prodotti ad affinità intermedia MORB/IAT, analoghi a quelli affioranti in Albania e Pindos, ha evidenziato, contrariamente a quanto finora supposto, che i processi petrogenetici responsabili della formazione di tali tipi di magmi hanno una rilevanza regionale.
Inoltre, allo scopo di completare lo studio delle ofioliti della catena Dinaride-Albanide-Ellenide, sono attualmente in fase di studio complessi ofiolitici della Zona del Vardar nel settore Serbo-Bosniaco.

Gli studi sui complessi ofiolitici della catena orogenica Dinaride-Ellenide hanno fornito un contributo ad alcuni lavori di sintesi sul magmatismo triassico e ofioliti giurassiche ai margini della microplacca adriatica.

Ricerche sui complessi ofiolitici della Corsica riguardano diverse problematiche, fra cui: A) associazioni basaltiche dell’Unità di Rio Magno e sequenze ofiolitiche gabbrico-basaltiche del Massiccio di Pineto, le cui collocazioni tettoniche, la loro natura non metamorfica all’interno di sequenze metamorfiche di alta pressione e le loro similitudini litostratigrafiche e petrologiche con le sequenze ofiolitiche delle Liguridi Interne dell’Appennino Settentrionale suggeriscono una posizione paleogeografica distale dal margine continentale europeo ed un’evoluzione geodinamica diversa dal contesto delle “classiche” ofioliti Cors; B) associazioni basaltiche dell’Unità del Nebbio (Corsica Settentrionale), la cui affinità tipicamente MORB transizionale e l’assenza di metamorfismo di alta pressione suggeriscono una collocazione nel bacino Giurassico Ligure-Piemontese prossima al margine continentale europeo ed una evoluzione geodinamica simili a quelle della più nota “Nappe” della Balagne; C) metabasalti e metagabbri, in facies scisti blu ed eclogitica, della Serie della Castagniccia e dell’Unità di Campitello, le cui caratteristiche geochimiche sono tuttora prive di studi adeguati; D) metabasalti dell’unità ofiolitica di Sant Angelo, che presenta delle caratteristiche metamorfiche in facies scisti verdi del tutto atipiche rispetto al quadro delle ofioliti corse.
Le ricerche in Corsica sono condotte in collaborazione con ricercatori delle Università di Firenze, Parigi e Tolosa e del BRGM di Orléans.

Ricerche sul magmatismo Giurassico di rift continentale in Corsica sono hanno come oggetto clasti basaltici contenuti nelle brecce Cretaciche associate alla “Nappe” della Balagne che fino ad ora erano considerati di natura ofiolitica, ma che dopo adeguati studi sono risultati essere di origine continentale, suggerendo nuove implicazioni per le ricostruzioni geodinamiche della “Nappe” della Balagne. La natura tholeiitico-transizionale di tipo continentale di questi clasti basaltici fornisce l’evidenza di un magmatismo giurassico inferiore attualmente non affiorante in Corsica, che probabilmente costituisce la testimonianza del magmatismo attivo durante la fase di rift continentale precedente l’apertura dell’oceano giurassico Ligure-Piemontese.

SOGGIORNI DI STUDIO ALL'ESTERO, CAMPAGNE DI LAVORO E PARTECIPAZIONE A CONGRESSI:

- Giugno-Dicembre 1985: Borsa di Studio presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Oxford (U.K.);
- 15 campagne di lavoro all’estero (Albania, Romania, Grecia, Corsica);
- Partecipazione a 10 congressi nazionali con 26 presentazioni;
- Partecipazione a 7 congressi internazionali con 11 presentazioni di cui 2 a invito;
- Varie riunioni scientifiche del Gruppo di Lavoro sulle Ofioliti Mediterranee (GLOM).