Curriculum

CURRICULUM VITAE ET STUDIORUM

Dettagli personali:
Nome: Andrea
Cognome: Argnani
Data di nascita: 18 Settembre 1958
Nazionalita': Italiana
Datore di lavoro: ISMAR-CNR, Bologna Via Gobetti, 101, 40129 Bologna. tel. (+39) 051 639.8886, fax.(+39) 051 639.8940, e-mail: andrea.argnani@ismar.cnr.it
Posizione: Primo Ricercatore
Lingue: Inglese, scritto e parlato fluentemente
       
Qualificazioni:
Dottore in Scienze Geologiche. Laurea conseguita presso L'Universita' degli Studi di Bologna il 24 Marzo 1983 con il punteggio di 110/110 con Lode. Tesi: Rilevamento geologico e stratigrafia dei rapporti fra Catena Ercinica e Molassa Permo-Carbonifera nei dintorni del Monte di Val Dolce (Alpi Carniche). Relatore: Prof. G.B. Vai.

Master of Sciences conseguito presso il Royal Holloway and Bedford New College, Universita' di Londra, 11 Novembre 1987 con menzione speciale per il progetto di tesi. Tesi: Sandbox Modelling of Inversion Tectonics. Supervisore: Dr. K.R. McClay.


Affiliazioni Scientifiche: American Association of Petroleum Geologists; American Geophysical Union; Geological Society of London; Society of Economic Paleontologists and Mineralogists; Societa' Geologica Italiana

Progetti di Ricerca recenti

2007-2008: Responsabile dell’Unita’ di Ricerca sull’interpretazione della sismica marina nell’ambito del progetto INGV-DPC “FLANK Pericolosita’ connessa alle dinamiche di fianco dell’Etna”.

2007-2008: Responsabile della sub-Unita’ di Ricerca sulla sismotettonica della regione marina peri-garganica nell’ambito del progetto INGV-DPC “Determinazione del potenziale sismogenetico in Italia per il calcolo della pericolosità sismica”. 

2004 - 2007:  Responsabile del Progetto “La Faglia di Taormina: indagini geofisiche per verificarne l’esistenza e le eventuali caratteristiche strutturali” che si svolge nell’ambito della convenzione DPC-INGV, Progetto S2 - Terremoti probabili in Italia nel trentennio 2005-2035, coord. D. Slejko e G. Valensise. In Collaborazione con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste.

2002 – 2007:  Responsabile della realizzazione del Foglio Profondo per i Fogli Venezia, Ancona, Pescara, Vieste e Bari nell’ambito del progetto "Cartografia Geologica Marina 1 : 250.000" in convenzione con APAT (ex Servizio Geologico).

2000 - 2004:  Responsabile del Progetto GNDT Programma Quadro 2000-2002 “Uno Studio per la Valutazione della Pericolosita’ Derivante da Processi Geologici Sottomarini nei Mari Italiani: Terremoti, Maremoti e Frane”. In Collaborazione con Dipartimento di Geofisica,  Universita' di Bologna

Nell’ambito dell’attivita’ di ricerca ha partecipato a 17 Campagne nave di acquisizione dati nei mari Italiani.

Attivita’ e Principali Linee di Ricerca

Attivita’ principali:

Interpretazione di profili sismici multicanale, analisi stratigrafiche e strutturali delle aree marine del Mediterraneo, sintesi geologiche regionali dell'area mediterranea, ricostruzione cinematica dell’area mediterranea, processi geodinamici e analisi di bacino, analisi della subsidenza.

Principali Linee di Ricerca:

Sismotettonica dei Mari Italiani. Le aree marine che circondano l'Italia sono sede di processi geologici che possono rappresentare un potenziale rischio civile, ambientale ed ecologico. Nell'ambito di un progetto del GNDT, del quale lo scrivente e' responsabile, le metodologie di indagine della geofisica marina sono state applicate al tratto di Mare Ionio adiacente la Sicilia. In quest'area la ripida scarpata della Sicilia orientale mette a contatto, nello spazio di pochi chilometri, la stretta piattaforma marina siciliana e il profondo bacino ionico. Questo elemento morfologico, la Scarpata di Malta, la cui origine tettonica e' stata da tempo riconosciuta, e' sede di una intensa sismicita', documentata sia nei cataloghi storici sia dalle recenti registrazioni strumentali. I disastrosi terremoti che hanno colpito a piu' riprese Catania, Messina e le città’ della Calabria meridionale sono quasi certamente da associarsi al sistema di strutture tettoniche presenti in mare. In aggiunta, i maggiori tsunami che hanno interessato le coste italiane, con onde alte fino a 13 metri (Dicembre 1908), hanno avuto origine in quest'area. Il quadro tettonico emerso dall'analisi dei profili sismici appositamente acquisiti allo scopo risulta notevolmente diverso da quanto precedentemente riportato in letteratura. Lungo la scarpata della Sicilia orientale i rilievi effettuati hanno messo in luce un sistema di faglie estensionali, ampio c.a. 20 - 30 km, attivo nel settore compreso fra Siracusa e Catania, mentre a sud di tale settore mancano evidenze di attivita' neotettonica lunga la Scarpata di Malta. Quest'ultima struttura sembra, infatti, un elemento ereditato (probabilmente mesozoico) che solo nel settore settentrionale viene riattivato nel  Quaternario. Le faglie estensionali hanno dato origine a bacini sedimentari il cui riempimento, sostanzialmente quaternario, raggiunge spessori fino a c.a. 1000 m. Nell'insieme l'architettura del sistema presenta una certa complessita' e talora le faglie estensionali mostrano evidenze di riattivazioni compressive legate principalmenet al movimento del prisma di accrezione dell'Arco Calabro. Le principali faglie identificate lungo la scarpata della Sicilia orientale sono state utilizzate da specialisti di modelli numerici (Dipartimento di Geofisica, Universita' di Bologna) per costruire modelli del maremoto siciliano del 1639, risultando consistenti e adeguate.

Tettonica e Cinematica del Mediterraneo Centrale. Sono state effettuate delle ricostruzioni paleogeografiche riguardanti il Mediterraneo utilizzando i poli di rotazione ottenuti attraverso le anomalie magnetiche dell’Atlantico, posizionando Africa ed Adria relativamente all’Europa. L’evoluzione cinematica derivante da queste riscostruzioni e’ stata comparata con l’evoluzione geologica della regione mediterranea. A seguito di questo studio sono state ricavate importanti considerazioni sulla polarita’ delle subduzioni fra Arica e Europa, sul limite Alpi-Appennino e sull’evoluzione del Tirreno settentrionale e della Corsica alpina. La sintesi dei dati geofisici e dei dati geologici, sia marini sia di terra, ha consentito di mettere a punto un nuovo modello evolutivo per il sistema Tirreno meridionale-Appennino meridionale, inclusivo della Sicilia. Viene enfatizzato il ruolo della subduzione oceanica della litosfera ionica, attiva fino al Miocene superiore, nell'impilamento delle unita' bacinali dell'Appennino meridionale e della Sicilia. La piattaforma carbonatica appenninica viene considerata intraoceanica, originariamente posta fra la Tetide alpina e la Neotetide. Anche il quadro neotettonico della regione circostante il Tirreno meridionale appare strettamente legato all'evoluzione terminale della subduzione oceanica presente sotto la Calabria. Gli strappi litosferici che accompagnano l'affondamento della placca subdotta portano, infatti, a un significativo cambiamento di regime tettonico.

Tettonica crostale nell’Appennino centro-settentrionale e della Pianura Padana: implicazioni geodinamiche e riflessi sulla neotettonica. Attraverso l'utilizzo di profili sismici commerciali e di stratigrafie di pozzi per esplorazione, resi disponibili da una collaborazione con ENI-Agip, si e' cercato di ricostruire l'assetto strutturale dell'Appennino settentrionale ponendo particolare attenzione agli aspetti che riguardano la neotettonica della catena e la strutturazione del margine appenninico. La collaborazione con ENI-Agip e con l'Universita' di Parma ha consentito di integrare dati di sottosuolo e di campagna a scala regionale, fornendo alcuni interessanti risultati che suggeriscono un possibile ruolo della tettonica gravitativa nella deformazione pleistocenica di alcune parti del margine appenninico. Un ulteriore aspetto di interesse riguarda il basamento (s.l.) delle successioni sedimentarie coinvolte nell'impilamento appenninico. La ricostruzione del tetto delle unita' del basamento, effettuata con l'ausilio dei profili sismici e di alcuni pozzi profondi, ha messo in luce la presenza di un'importante struttura debolmente immergente verso NE che caratterizza l'Appennino settentrionale, ma che sembra continuare, con caratteristiche simili, anche nei settori umbro-marchigiani.

Tettonica dell'Avampaese Africano. I mari italiani offrono una panoramica completa, dal Canale di Sicilia, allo Ionio fino all'Adriatico, sull'avampaese delle catene che bordano il margine meridionale dell'orogene alpino (Maghrebidi, Appennini, Dinaridi ed Ellenidi). In queste aree di avampaese sono conservati i resti del complesso margine meridionale delle Tetide mesozoica che era caratterizzato da una serie di piattaforme carbonatiche e bacini pelagici. Lo studio delle aree di avampaese indeformato sembra poter offrire elementi geometrici (direzione dei sistemi di faglie estensionali, disposizione spaziale dei bacini etc.) molto utili per riposizionare le unita' mesozoiche deformate nelle catene. L'evoluzione spazio-temporale delle catene suddette e' ricostruibile dalla distribuzione dei sedimenti di rampa esterna e di avanfossa e dalle geometrie osservate nelle porzioni frontali dei sistemi a pieghe e faglie. Lo spessore e la natura dei sedimenti mesozoici (e la loro espressione topografica) sembrano esercitare un forte controllo sia sulla strutturazione della catena sia sulla distribuzione dei sedimenti e sulla subsidenza nei bacini di avanfossa. Ad una scala spazio-temporale maggiore, la natura e le caratteristiche reologiche della litosfera che viene progressivamente deformata nei processi subduttivi (di tipo A e B) del Mediterraneo centrale si riflettono sulle geometrie strutturali delle catene e ne controllano i momenti di rapido avanzamento e le stasi del fronte.
 
Tettonica e Magmatismo del Bacino Tirrenico. Il bacino tirrenico si e' formato nel Tortoniano-Pleistocene, contemporaneamente alla costruzione di buona parte della catena appenninica e questi due elementi sono stati verosimilmente originati dagli stessi processi geodinamici. La ricostruzione dell'evoluzione tettonica di questo bacino, del suo magmatismo e della sua subsidenza fornisce dunque un elemento essenziale, in combinazione con i dati desunti dalle aree di avampaese, per la ricostruzione geodinamica del mediterraneo centrale.

Paleomagnetismo e Tettonica dell’Appennino Settentrionale. Nell’ambito della geologia dell’Appennino Settentrionale sono stati effettuati campionamenti per paleomagnetismo sulle unita’ Epiliguri allo scopo di evidenziare le rotazioni subite da queste unita’ e dal sottostante prisma di accrezione Ligure durante la strutturazione dell’Appennino. I risultati hanno indicato una relazione temporale e probabilmente causale fra la rotazione riscontrata nelle unita’ Epiliguri e la rotazione del blocco Sardo-Corso.

Autore e coautore di circa 70 pubblicazioni su riviste scientifiche, con oltre 120 lavori presentati a Congressi Nazionali e Internazionali.