Giorgio Lunghini - Ringraziamento (Pavia, 15 Settembre 2011)

Giorgio Lunghini - Ringraziamento (Pavia, 15 Settembre 2011) "Cari amici, così mi viene da rivolgermi a tutti voi, amici che la fortuna mi ha consentito di incontrare e ai quali sono grato per questa giornata. Dico la fortuna perché – salvo in un caso – non ho mai fatto dei progetti di vita: di fronte a un bivio che mi si presentava, di volta in volta sceglievo. Così mi sono trovato a fare il professore e mi trovo oggi qui. La vostra iniziativa mi ha commosso. Non sono sicuro di meritarla e mi imbarazza, ma mi fa molto piacere: è una splendida uscita di scena, soltanto mi auguro meno teatrale di quella di Molière (i professori che amano il loro mestiere di insegnante sono un po’ dei teatranti). In verità non ho nessuna voglia né intenzione di uscire di scena, anche se oramai ho una certa età. A lungo mi sono sentito sempre e ovunque il più giovane. Non che immaginassi di avere meno anni di quelli che effettivamente avevo, pensavo semplicemente che gli altri fossero più vecchi. Soltanto negli ultimi anni ho cominciato a notare, con sorpresa, che la maggior parte delle persone che incontravo era più giovane di me. Oggi ne ho la conferma definitiva. Professore è chi insegna pubblicamente una scienza. Pubblicamente vuole dire agli studenti e agli studiosi più giovani. Devo al rispetto che ho per loro, dunque grazie a loro, se questo mestiere ho cercato di fare sempre con la massima serietà e come meglio mi riusciva di fare. Per fare ciò, dovevo anche studiare: ma anche questo per me è un piacere. Tuttavia studiavo e insegnavo, e ancora studio e insegno, una scienza sui generis: l’economia politica. L’economia politica non è affatto una scienza triste e non è una scienza senza cuore: è triste il suo oggetto, poiché si presenta nella forma sgradevole di una immane raccolta di merci, per definizione disordinata e amorale. L’economia politica non è una scienza naturale: è una scienza morale, che ha che fare con i valori, con le aspettative e con l’incertezza. Si deve diffidare, di una trattazione del materiale come se fosse costante e omogeneo: è invece come se il cadere al suolo della mela dipendesse dai motivi della mela stessa, dai suoi vantaggi del cadere al suolo, dal desiderio del suolo che la mela cada e da calcoli erronei, da parte della mela, circa la sua distanza dal centro della terra. E non è affatto senza cuore, perché talvolta si preoccupa che le mele non si facciano troppo male; e di prevenire e medicare le conseguenze di quando quella montagna di merci dovesse franare. Il mondo dell’economia è un mondo non euclideo, dove non vale il postulato delle parallele. Come insegnano i suoi Classici, l’economia politica è perciò una disciplina che molto ha a che fare con la politica, intesa come scienza e arte di ben governare lo Stato. Io stesso non avrei mai affrontato una questione teoretica, se non fossi stato spinto da un interesse politico. Tutti noi, nella vita pratica, siamo schierati da una qualche parte: i nostri studî, anche i più astratti, devono dunque essere colorati. Essere di parte è una condizione umana: una condizione che fuori dall’Università, in altri luoghi o professioni, non si può vivere – se lo si desidera e lo si vuole – altrettanto liberamente. Questa è una delle ragioni per cui considero una fortuna essere qui, e ne ringrazio i colleghi. Mi perdonerete se ho detto qualche sciocchezza: nessuno ne è esente. Il male è dire sciocchezze con pretensione, e questo credo proprio di non averlo fatto, anche perché quasi tutto quel che vi ho appena detto è fatto di citazioni. Ormai sollevato da questo obbligo accademico, non ho usato le virgolette e lascio ai più giovani di scoprire chi sono gli autori. Ancora grazie a tutti, colleghi e studenti, di cuore."

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